Oggi inizia la rubrica sul Change Management tenuta dalla nostra HR Manager Silvia Persechino.
Durante il nostro viaggio, cercheremo di capire come concettualmente si possa definire il cambiamento, con quale grado esso possa verificarsi e come i reparti HR possano gestirlo al meglio.
In un mondo sempre più digitale, la continua innovazione tecnologica accelera il cambiamento e lo rende parte della quotidianità aziendale. Per questo motivo, le aziende devono essere radicalmente ristrutturate per rispondere alle sfide in tempi rapidi, attraverso lo sviluppo di una cultura “change-oriented” e la capacità di portare a bordo nuove risorse.
Nonostante sia un tema estremamente diffuso è necessario creare una buona cultura del cambiamento perché questo venga gestito, affrontato e accolto nel migliore dei modi.
Le aziende e le organizzazioni sono sistemi complessi e in quanto tali sono portati a mantenere l’omeostasi, cioè l’equilibrio.
Nel momento in cui vengono introdotti progetti di change management ci possono essere delle resistenze; questo perché molto spesso le persone che abitano le organizzazioni non sono pronte ad affrontare il cambiamento ed è pertanto necessario partire dai propri collaboratori, rendendoli consapevoli della necessità di cambiare e di cosa questo comporti.
Perché è così importante affrontare un cambiamento?
Si è sempre parlato molto di cambiamento. Paul Watzlawick, psicologo e filosofo austriaco, ne ha teorizzato due tipologie:
– Cambiamento di tipo 1. “Le organizzazioni e le aziende sono dei sistemi complessi e quindi tendono a mantenere un equilibrio interno”. Questa tipologia di cambiamento ha lo scopo di mantenere un’omeostasi.
– Cambiamento di tipo 2. Il cambiamento di tipo 2 è il più complesso; si tratta del cambiamento volto a rompere l’equilibrio di un’azienda – e di un intero sistema – per crearne uno nuovo. È la rottura di quell’equilibrio che consente alle organizzazioni e alle aziende di evolversi.
Sono nate molte teorie in materia e vengono tuttora adottati diversi approcci al cambiamento e al Change Management in modo particolare; primo su tutti il modello di Kotter, al quale ci rifaremo nel corso delle prossime puntate
Speriamo di potervi offrire qualche spunto e magari raccogliere qualche vostra riflessione su un tema di cui tanto si discute ma a volte poco si conosce.